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Antonella

Italy

Antonella

Italy
Delayed Justice korean drama review
Completed
Delayed Justice
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by Antonella
Jan 6, 2022
20 of 20 episodes seen
Completed
Overall 9.0
Story 10.0
Acting/Cast 10.0
Music 9.0
Rewatch Value 6.0
This review may contain spoilers

Straziante ma divertente

Storia

Nessun drama è perfetto, ma ognuno è imperfetto a suo modo. Delayed Justice si mantiene su un livello molto molto alto per tutti gli episodi, quindi è assolutamente raccomandabile, anche se presenta una certa disarmonia che evidentemente lo sceneggiatore Park Sang-gyu non è stato in grado di rabberciare, forse per una non adeguata conoscenza del linguaggio cinematografico. In particolare sarebbe stato meglio dedicare un episodio in meno al caso del camionista assassinato ed uno in più a quello degli studenti sfruttati.

Forse non tutti sanno che i due protagonisti ricalcano persone realmente esistenti, l’avv. Park Joon-young e il giornalista Park Sang-gyu (lo sceneggiatore), autori del libro “Delayed Justice”, in cui raccontano proprio i casi presentati dal drama; credo che sia disponibile solo in coreano. L’agenzia giornalistica fondata da Park Sang-gyu si chiama davvero “Sherlock”. La testata per cui Park Sang-gyu ha lavorato per dieci anni, che nella serie si chiama News&New, nella realtà è la OhmyNews, molto nota.

In generale, credo che sia stata messa troppa carne al fuoco, per cui alcuni archi narrativi sono stati conclusi un po’ frettolosamente, in particolare tutti gli archi narrativi dei cattivi; anche le vicende familiari del procuratore Jang Yoon-seok avrebbero meritato ben altro approfondimento.

Stendiamo un velo pietoso sulla storia d’amore: due tredicenni avrebbero concluso di più. L’avvocato 39enne non riesce a fare una carezza sul viso alla giornalista in venti puntate, tuttavia le chiede di sposarlo, beninteso senza neanche un bacio sulla guancia né prima né dopo il fidanzamento. Comincio a pensare che nei kdrama abbiano la prassi di non scrivere scene di effusioni fisiche per gli attori sposati, come in questo caso. Anche la seconda storia d’amore cade nel vuoto, lasciando non conclusa la fantomatica proposta di matrimonio che il giornalista dovrebbe fare alla sua compagna. Le due coppie non hanno un momento conclusivo, così come manca un confronto tra il procuratore e sua moglie, che sarebbe stato necessario; nell’ultima puntata non si vedono nemmeno per un momento i due protagonisti da soli con le loro compagne.

In effetti la serie si conclude d’improvviso, senza dirci nulla né del prosieguo delle due carriere principali né del destino dei cattivi. Ha avuto miglior conclusione la storia del detective Han Sang-man, che esce di casa con le valigie spegnendo la luce. C’è da dire che in un Paese in cui lo standard televisivo prevede una sola stagione, non si dovrebbero girare cliffhanger così spericolati, con lo staff politico dell’avvocato che il giorno della candidatura non sa nemmeno dove lui si trovi. Infatti la seconda stagione non è stata girata, com’era prevedibile, e le vicende rimangono del tutto sospese.

Detto questo, la storia spezza veramente il cuore. Le vicende di innocenti condannati ingiustamente sono sempre strazianti, e qui ci sono anche descrizioni particolareggiate di quali e quanti abusi, violenze e sopraffazioni vengano compiute ai danni di ragazzi fragili e persone povere e ignoranti, già diseredati della società, con le connivenze scandalose tra polizia, Procura e giudici, tutti completamente disinteressati all’applicazione della legge e alla scoperta della verità. Devo dire che nella scena dell’avvocato invitato a casa dell’ex agente segreto sotto la dittatura, ed ex ministro, l’attore esprime in maniera fenomenale, solo con lo sguardo e l’espressione del volto, l’eco del terrore che ancora respira trovandosi accanto a un assassino e torturatore di quel genere. Quella scena, così educata e formale, dice tutto di come si viveva in Corea sotto la dittatura (come del resto sotto qualsiasi dittatura).

Nonostante questo l’atmosfera non è cupa, anzi è fin troppo giocosa, con i due protagonisti che non fanno altro che saltare e gridare, gesticolando teatralmente. Un bromance fantastico. La giornalista è dolcissima con i suoi occhioni innamorati, mi dispiace che non concluda nulla; ed è forse il personaggio con il migliore arco narrativo, da apprendista coi tacchi a giornalista impavida che affronta pericoli, si documenta e scrive articoli di notte.

Cast

Kwon Sang-woo (l’avvocato). Indubbiamente è un uomo di grande fascino, e ci scherza molto sopra. Non ho trovato alcuna pecca nella sua recitazione, ha uno sguardo molto espressivo e un sorriso bellissimo. Credo che fosse perfetto per interpretare l’avvocato del popolo, di classe ma alla mano, che sa anche commuoversi fino alle lacrime davanti alle sofferenze dei suoi clienti.

Bae Seong-woo (il giornalista). Che dire? Un’interpretazione incredibile, questo attore si è speso moltissimo per rendere il personaggio un mix unico di genialità e rozzezza, ottimismo e sofferenza. L’attore che lo ha sostituito negli ultimi quattro episodi lo imita egregiamente, ma la bravura di BSW resta inarrivabile. Non so come fanno questi attori a piangere a comando, ci sono delle scene in cui BSW ti strappa davvero il cuore.

Kim Joo-hyun (la giornalista). Una donna di grande bellezza, molto particolare per una coreana, con quel viso dolcemente paffutello. Ha interpretato perfettamente il ruolo di una giovane che sa essere sia tenera sia determinata e professionale, timida in amore ma non troppo, assetata di giustizia. Spero che faccia una bella carriera.

Jung Woong-in (il procuratore). Il mio amato JWI! Perfetto come sempre, un’adorabile canaglia. Con quella mimica riesce ad essere prima cattivo poi buono nella stessa scena. Ruba la scena agli altri attori anche quando sta in disparte. Sembra sempre che abbia un ruolo di contorno, invece ha una presenza che impone regolarmente il suo personaggio. Peccato che lo sceneggiatore sia rimasto incerto fino alla fine di che morte dovesse morire (metaforicamente): un errore che ho riscontrato in misura minore anche nei due protagonisti, che vanno abbastanza avanti e indietro tra altruismo e avidità.

Lee Won-jong (il detective in pensione). Menzione speciale per questo carismatico attore dalla voce profonda e suadente, con una formidabile presenza scenica e un sorriso da bandito. Nonostante portasse occhiali sfumati, gli occhi brillavano.

Rewatch

Difficilmente rivedo una serie, comunque do a questa un 6, considerando la sofferenza di rivedere certe scene di incredibile ingiustizia e che l’esito dei processi già si conosce; oltre alla sofferenza degli sguardi inconcludenti che si scambiano lui e lei.
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